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Amare se stessi: la chiave per imparare ad amare il prossimo

amare se stessi

Come amare sé stessi

Vi sono persone che col tempo, perdendo la speranza in ciò che la vita abbia loro da offrire, sono cadute in uno stato di rifiuto di ciò che accade.

Da qui nasce lo sforzo di dare a sé stessi più amore e supporto per ribaltare la dinamica che porta ad affondare sempre più nella commiserazione di sé.

Prima di ipotizzare un qualsiasi suggerimento al fine di cambiare questo status quo, converrà però indagare un attimo sulla situazione di disamore venutasi a creare.

Se tutto quello per cui abbiamo vissuto, aspettative, sogni, ambizioni, non ci ha portato da nessuna parte, soffriamo per quello. Se una vita di lavoro e di sacrifici non ci ha reso soddisfatti, allora non saremo contenti.

Se il domani ci appare terribile perché le nostre vite sono fissate, prive di sorprese, bloccate in schemi ripetitivi, e il futuro somiglierà dolorosamente all’oggi, è inevitabile che se ne abbia a soffrire.

Tutte queste attitudini alla vita sembrano derivare da una sorta di conflitto tra ciò che abbiamo desiderato e il mancato appagamento avuto in cambio.

La nostra vita sembra essersi scissa in due o più protagonisti in conflitto tra loro, abbiamo perso la nostra unità.

Le nostre emozioni ci spingono da una parte, i desideri da un’altra, il corpo vorrebbe riposarsi e si ammala e la nostra energia soffoca in blocchi e tensioni.

La Creazione o il Dio in cui confidiamo non sembrano per niente curarsi delle nostre aspettative e, mentre loro pensano ad altro, noi sprofondiamo sempre di più nel malcontento. 

Dove siamo finiti

Sembra che senza accorgercene, in qualche modo rocambolesco siamo finiti a porre il focus della nostra esistenza non in noi ma in ciò che ci siamo messi in testa che dovremmo essere, raggiungere o diventare.

Ci siamo messi a cercare noi stessi all’esterno piuttosto che guardare dentro di noi, accettare e conoscere ciò che noi davvero siamo.

Sembra inoltre che i nostri pensieri e le nostre emozioni si siano messi a riprodursi contro di noi, in modo da metterci anch’essi i bastoni tra le ruote.

In una cultura poi che privilegia chi soffre perché cristianamente porta il peso del mondo sulle spalle, si prova a pretende rispetto dagli altri affondando nella nostra sfortunata situazione.

In realtà andiamo a perpetuare l’infantile dinamica per cui solo se siamo malati verremo accuditi con più affetto. In poche parole abbiamo spostato il centro di noi stessi al di fuori e, quando il controllo non dipende più da noi va da sé che vivremo perennemente in ambasce.

Qualche domanda

In realtà, abbiamo davvero bisogno nella nostra condizione di brigare per avere un miglior rapporto con noi stessi non sapendo nemmeno in che direzione muoverci?

Non può essere un falso problema compiere ulteriori sforzi, cercare per esempio di aumentare la nostra attitudine nei nostri confronti, come se fossimo interiormente separati, quasi imprigionati una sorta di dissociazione?

E se il problema ancora una volta non fosse su cosa fare e se ponessimo l’attenzione su come toglierci tutto ciò che nella nostra vita ci opprime e ci ha reso infelici?

Non dovremmo forse porre l’obbiettivo su chi siamo invece di rincorrere qualche chimera che ci promette soavemente di renderci felici solo una volta che abbiamo dato il sangue per raggiungere l’impossibile?

La questione, al netto di ogni considerazione che lascia il tempo che trova, è che stiamo parlando di noi ed è quindi su di noi che dobbiamo concentrare i nostri sforzi. 

Il Metodo Magrin

La verità è che siamo vittime di dinamiche inconsce che si sono auto installate in particolari situazioni di stress nella nostra vita.

La nostra infelicità, i dubbi e le malinconie che ci accompagnano da tempo immemorabile non sono colpa nostra.

Il sentirsi rifiutati, abbandonati, il credere di non essere abbastanza intelligenti o capaci, sono causate da questi disturbi divenuti cronici.

Fortunatamente queste anomalie non solo è possibile ma sono anche incredibilmente semplici da togliere.

Queste sgradevoli dinamiche che ci rovinano la vita si chiamano “loop”.

Il loop è una sensazione fisica che scatta quando si fa un pensiero negativo che abbiamo imprigionato in una parte del corpo.

Ad un dato pensiero negativo corrisponde una parte fisica, gola, petto o pancia in cui abbiamo stivato dolori che non abbiamo voluto o potuto accogliere ed elaborare.

Una volta individuata la sensazione basta osservarla con attenzione fino a completo scioglimento. Una volta svanita la sensazione, scompare anche il pensiero negativo.

E quando avremo tolto queste anomalie, tutto quello che adesso ci deprime, ciò che accadrà sarà amore, senza sforzo alcuno di volerci bene perché siamo già amore noi stessi, solo ci siamo coperti di queste sovrastrutture che il Metodo ci aiuterà a smantellare.

Sperimenteremo la nostra unicità e uno stato in cui saremo completamente padroni della nostra vita.

Saremo ciò per cui siamo nati: per abbellire con la nostra fragranza unica l’intero pianeta.

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