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La Comfort zone limita il proprio potenziale? Cosa fare quando ce ne accorgiamo

comfort zone

Una vita senza scossoni, un lavoro sicuro, una famiglia da pubblicità dei biscotti, una vecchiaia serena: questo potrebbe essere il manifesto di quello che si intende col termine “comfort zone”.

È stato senza dubbio il sogno della generazione che, uscita dal disastro della seconda guerra mondiale, anelava a una vita fatta finalmente di piccole ma confortevoli cose dopo i lunghi anni di fame e privazioni.

Quella generazione ha poi tramandato alle successive la stessa tendenza a rinunciare a scoprire il mondo in favore di una tranquillità che, pur priva di slanci creativi, ci riparasse dalle difficoltà e dei pericoli  della giungla in cui ciclicamente il mondo si trasforma.

Il posto fisso, la fidanzata fissa, le vacanze fissate da un anno all’altro nella stessa pensione, addirittura il loculo prepagato in cui inserirci una volta morti, sono stati il must per generazioni ed ancora esercitano un certo appeal, visti i recenti chiari di luna.

Oh quanto vorremmo controllare ogni lato della nostra vita!

Esempi di controllo illusorio di ciò che ci circonda.

Sembrerebbe una implicita ammissione di aver tirato i remi in barca, una sorta di abdicazione alla possibilità di esplorare i meandri sconosciuti della nostra esistenza, all’apparenza già decisi e programmati dalle grandi religioni che hanno caratterizzato la vita delle persone negli ultimi millenni.

Non conta l’orientamento o le divinità di una piuttosto che di un’altra, che sia induismo, Islam o cristianesimo, dalla nascita siamo etichettati con un marchio che per tutta la vita risulta indelebile. Anche questa attitudine a ritenerci di una certa fede si può chiamare “comfort zone”.

Le credenze ataviche, il bisogno genetico di protezione che deriva da un forte istinto di sopravvivenza sono confort zone.

La innaturale tendenza a dividersi in gruppi è comfort zone.

L’uomo ha diviso il mondo in religioni e nazioni, sperando in questo modo di trovare sicurezza e, anche se il risultato è quello cui stiamo assistendo, guerre senza fine e crudeltà inumane, il fobico desiderio di protezione è diventato un valore dell’uomo moderno allo stesso modo dell’uomo primitivo.

Noi esseri umani non siamo mai davvero maturati psicologicamente, abbiamo creato un mondo tecnologicamente avanzato ma siamo rimasti vittime della parte animale che biologicamente dal profondo ci contraddistingue e ci comanda.

La nostra forma di pensiero

Anche riprodurre in modo seriale una serie di pensieri l, pur legati tra loro ed aggraziati in forma di ragionamento, è comfort zone. In realtà è proprio da questa ipnotica sequenza che traiamo l’idea del mondo in cui viviamo.

Attingiamo alla dinamica di ripetizione che contraddistingue un uso della mente in modalità pigra per disegnare l’esterno.

Dentro di noi dissezioniamo la realtà in compartimenti stagni, in buono e cattivo, in bello e brutto, diamo un valore a qualcosa che ci fa sentire al sicuro e neghiamo ciò che ci incute timore.

Il risultato è un pianeta diviso in tribù, esattamente come al tempo dei nostri avi, i cacciatori-raccoglitori del paleolitico.

Ma questo inconsapevole modo di comportarsi ha i suoi lati negativi. E ahimè non sono di lieve entità. 

Effetti collaterali indesiderati

Una mente che discorre tutto il giorno, che non sta zitta mai, che giudica e discetta di ogni cosa brontolando in sottofondo, non è il miglior compagno di viaggio si possa sperare.

L’egocentrismo creato dal pensiero purtroppo ha la sgarbata tendenza a soppiantare il naturale proprietario dell’organismo in cui viviamo.

La nostra mente, e sottolineo nostra, da sofisticato strumento a nostra disposizione diventa, forse per nostra comodità, forse per colpevole pigrizia, una anomalia auto-installata che farà di tutto per mantenersi in essere, anche a spese della distruzione del mondo, arrivando addirittura all’annientamento dell’organismo vivente su cui si basa il pensiero, come testimoniano coloro che fanno guerre, che uccidono gli altri o se stessi per amore di un’idea. 

Che fare?

Tutti i tentativi da parte nostra di liberarci dalla morsa del pensiero, abluzioni, tecniche antiche e moderne, giochi di prestigio e danze della pioggia incluse, non fanno altro che perpetuare questa dinamica.

Tutti i tentativi di migliorare il sé, il distacco o la rinuncia, il pensiero positivo o negativo, la comprensione, la conoscenza, la meditazione, le ricerche religiose o spirituali, la riforma sociale, gli scontri di piazza o la rivoluzione, tutti questi tentativi, essendo iniziati dal pensiero, possono solo mantenere e rafforzare il problema. 

Breaking News: il MetodoMagrin ha hackerato il sistema!

Il Metodo Magrin ha fortunatamente individuato la falla nel perfetto meccanismo di auto conservazione della mente.

Ha colto nella correità tra pensiero negativo e sensazione fisica corrispondente la chiave per distruggere lo status quo.

Avete presente quando ad un brutto pensiero fa da specchio una sensazione tipo groviglio nello stomaco o dolore al petto?

Si? Ebbene questa relazione nefasta è chiamata loop.

I loop non sono altro che pensieri collegati alle sensazioni che compongono la mente.

Ogni pensiero negativo ha la sua eco in una sensazione fisica.

Osservando non il pensiero, come erroneamente girandoci intorno e perdendo un sacco di tempo tempo fanno svariate tecniche, ma non mollando la sensazione fisica nascosta tra le pieghe di gola, petto o pancia, si ritorna alla parte vitale della nostra esistenza.

Osservando il mutare della corrispondente sensazione nel corpo si va pian piano a dissolverla, dissolvendo con essa anche il pensiero negativo che ci procurava sofferenza.

Il Metodo Magrin è così semplice da mettere in atto che sembrerà incredibile la velocità con cui andrà a liberarci dai grovigli in cui siamo rimasti incautamente intrappolati.

Basta lamentarci cercando di analizzare il nostro dolore per una vita, non possiamo uscire dalle pecche della mente inconsapevole usando gli stessi meccanismi che l’hanno formata.

Tornando nel nostro corpo, staccando dalla morbosa attenzione che ipnoticamente abbiamo dato ai pensieri incontrollati, andremo ad eliminare i loop e sperimenteremo cosa significhi aver una mente libera per poterla usare invece di esserne dominati.

Comprenderemo con chiarezza la nostra vera natura.

Accomodatevi ragazzi, il viaggio è appena iniziato!

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Perché ci mettiamo sulla difensiva?

Sembrerà strano sentirselo dire, proprio in questo momento che magari stiamo prendendo un the coi biscotti o cerchiamo di sedurre una ragazza recalcitrante, ma noi, l’essere umano, siamo il prodotto di milioni di anni di evoluzione. Noi, l’essere umano contemporaneo, siamo il modello più perfezionato di intelligenza mai visto sul pianeta e, a quanto ne sappiamo, di una considerevole fetta dell’universo conosciuto.