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Crescita personale, come migliorarsi quotidianamente

crescita personale

Sarà perché viviamo in un mondo che mette la mente al di sopra di tutto che ovunque, sulle televisioni come sui giornali o nel vasto mondo del web, ci sia una spinta incessante a migliorare il proprio stato.

Il benessere economico ha portato ad un livello superiore i desideri della gente.

Un tempo, quando un padre di famiglia guardava sconsolato un pezzo di pane chiedendosi come fare a sfamare tutta la famiglia, i desideri erano decisamente più basilari e meno, come dire, effervescenti.

Ora che in Occidente la gente ha così tanto da mangiare che è costretta a spendere milioni nella sanità per cercare di dimagrire e arginare i malesseri procurati dal troppo cibo ingerito compulsivamente.

D’un tratto, le immagini dell’ultima guerra mondiale quando per sopravvivere si era disposti a mangiarsi anche un toporagno, sono solo un ricordo sbiadito.

I chirurghi estetici sono cresciuti come funghi negli ultimi decenni e le palestre abbondano in numero ed in improbabili tecniche e specialità per rassodare muscoli o smaltire pancette e celluliti.

Dove non corrispondiamo ai modelli che la moda del momento impone, ci affidiamo alla medicina o allo stilista e, dove non siamo performanti come la spietata legge della giungla finanziaria impone nel mondo lavorativo, ci catapultiamo in master e scuole di formazione iper tecnologiche che migliorino le nostre capacità di sgomitare davanti ad un lingotto d’oro o a diventare insensibili nello sfruttare gli altri.

Ma senza dubbio dove l’essere umano dà il meglio, ormai questa dinamica vecchia come l’uomo si perde nella notte dei tempi, è quando si tratta di crescita personale o, con ancor più prosopopea, quando ci incamminiamo in un percorso di crescita spirituale.

In questo caso, quando per dirla coi Blues Brother ci sentiamo “in missione per conto di dio”, il nostro orgoglio si sente al massimo della sua presuntuosità e tirato al massimo sbuffa come una locomotiva d’altri tempi e lancia assordanti segnali come le navi da crociera all’arrivo in porto.

Come arrivare al cambiamento

Ma, come nella preparazione di ogni avventura che si rispetti, la prima cosa da fare è comprendere esattamente cosa si stia facendo.

Nel nostro caso, nel desiderio irrefrenabile di migliorare e diventare qualcosa di diverso da quello che siamo, scontiamo un errore di fondo: agiamo usando unicamente una parte di quello che siamo e delle capacità che per natura possediamo.

Siamo cioè completamente in balia della nostra mente, dei nostri desideri, di qualcosa cioè che è mutuato dal mondo che ci circonda, non da una nostra scelta consapevole.

Da piccoli i nostri genitori, gli insegnanti, i preti e più avanti i politici, gli opinionisti televisivi ed oggi gli influencer del web, ci hanno indirizzato e spinto con forza in una data direzione non curandosi certamente del nostro parere o dei nostri talenti, semplicemente basandosi su convincimenti e credenze a loro volta mutuate da altri, in una serie interminabile di dogmi e verità di seconda e terza mano.

Alla società non interessano i poeti o gli artisti, il sistema non sa cosa farsene dei mistici o dei visionari, sono soggetti nel migliore dei casi inutili, che alla fine dan fastidio e basta.

La società vuole un esercito di persone che fanno il loro compitino, che producano, consumano e pensino tutti allo stesso modo, che non rompono le palle.

Per quello fin da piccoli ci viene inculcato un modello da seguire, che siano i genitori o i preti o i politici a plagiarci.

Ci viene inculcato il mito dell’uomo perfetto, cioè del superuomo che non sbaglia, che non pecca, che sorride sempre in favore della telecamera e che crede ai valori di dio e della nazione.

Un soggetto, per farla breve, pieno di nozioni acquisite e non indagate e che non deve dubitare mai.

Ma sarà mai possibile imbrigliare tutti in una divisa stretta e scomoda? Anche se per la stragrande maggioranza delle persone, per una mera e basilare ragione di sicurezza psicologica va bene delegare la propria intelligenza ai poteri forti, per qualche sparuto folle prima o poi arriva la necessità di strapparsi uniformi ed etichette, mandare tutto all’aria e mettersi a cercare. 

Smantellare la struttura psicologica

È proprio l’armatura psichica di cui ci siamo armati per combattere e sopravvivere nel mondo che ad un certo punto diventa insopportabile.

Sono proprio le spesse mura costruite per diffidenza dagli altri che senza porte per uscirne ci hanno portato a trovarci soffocati dentro.

Come fare quindi a fare una breccia nel muro, a smantellare la struttura psicologica obsoleta che ci opprime?

Uno dei più grandi equivoci quando ci si mette in moto per liberarsi da ciò che non siamo è il voler inserire altre sovrastrutture a quelle già esistenti.

Pensiamo che cambiando gli addendi anche il risultato cambi in nostro favore, ma qualsiasi numero possa uscire dalla nuova somma di strutture ci ritroveremmo sempre nella stessa situazione incancrenita.

È un equivoco abbastanza comune di primo acchito voler usare la mente, la causa incontrollata dei nostri problemi, per liberarci da lei stessa e non è difficile immaginare che lei non sia proprio contenta di cosa andiamo a fare e che cerchi di manipolarci di nuovo.

“Ma come, sei pazzo? Liberarti di me che ti ho dato così tanto, la sicurezza, l’illusione di essere qualcuno di importante, io che ti ho reso insensibile al dolore di cui sei pervaso? Ingrato!”….

Diventa quindi d’abitudine voler aggiungere altre tecniche, altri maestri da seguire, nuove staccionate per cambiare quelle vecchie e decrepite, ma così facendo perpetuiamo l’inganno di cui siamo vittime, andando soltanto a sostituire una data prigione con un’altra con nuove sbarre, magari più robuste e luccicanti, ma non risolveremo certo il problema, al contrario ne aggiungeremo altri.

Il Metodo Magrin, la soluzione

Ma la buona notizia è che quelle sbarre con cui ci siamo imprigionati sono trappole costruite da noi e quindi noi stessi siamo anche in grado di distruggerle.

Il Metodo Magrin ci da le chiavi, il passpartout e il grimaldello per liberarci da ogni tipo di prigione, anche dalle più sofisticate e tecnologiche.

Si va innanzitutto a prendere coscienza del proprio problema e della sensazione fisica che inevitabilmente lo accompagna.

Questo connubio perverso nel Metodo viene chiamato loop ed è proprio contro questi loop, queste commistioni che ci costringono a fare ciò che non vogliamo ed essere ciò che non siamo, che dobbiamo portare tutta la nostra energia al fine di liberarcene.

Infatti il problema non è il pensiero negativo che ci fa star male, il casino sta nella morbosa correità tra un dato pensiero e la tensione che nascosta tra le pieghe di gola, pancia o petto, fa da carburante alla situazione negativa.

Tutto sta nel sentire dove si annida la sensazione, osservarla nei suoi mutamenti senza perderla d’occhio fino a lasciarla andare, mentre con sempre più attenzione riprendiamo possesso del nostro corpo.

Una volta dissolta completamente, la sensazione negativa sarà eliminata per sempre.

Il lavoro con il Metodo Magrin è prezioso perché ci porta ad affrontare l’intera impalcatura su cui si basano le credenze imposte ed i pensieri limitanti che ci impediscono di vivere una vita felice e soddisfacente.

Ci permette di destrutturare, un loop alla volta, l’intero baraccone che opprime ed appesantisce le nostre vite, lasciando spazio, come quando il sole dissolve la nebbia mattutina, a ciò che siamo veramente e che era coperto, a quel miracolo di gioia e silenzio che siamo, al di là del frastuono dei pensieri di una mente viziata ed incontrollata.

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