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Il senso di inadeguatezza dentro di noi, da dove nasce e come affrontarlo

senso di inadeguatezza

Le aspettative di una vita

Una barzelletta che ho sentito di recente racconta di un prete severo che, dopo aver catechizzato con forza i bambini e vedendoli un poco abbattuti, cercando di alleggerire la situazione propone loro un indovinello.

“Chi raccoglie noccioline in inverno saltando qua e là, si arrampica sugli alberi ed ha una coda pelosa?”.

Una bambina alza timidamente la mano preoccupata dal carattere austero del prete.

“So che è Gesù, ma a me sembra proprio uno scoiattolo”.

Se fin da piccoli ci vengono proposti modelli che hanno più del supereroe della Marvel che del vicino di casa, quanti di noi non dovranno fare i conti tutta la vita con un senso di inadeguatezza?

Non è un mistero che se i nostri talenti vengono soppressi in favore di modelli inarrivabili il nostro destino si dovrà equiparare a quello di un rampicante che per crescere deve adeguarsi agli ostacoli per arrivare a nutrirsi della luce del sole.

Non potrà mai crescere alto e maestoso perché le sue qualità vengono brutalmente potate e costrette ad uno sviluppo innaturale fin dalla nascita.

E, se siamo costretti a reprimere la nostra intelligenza, come per qualsiasi altra parte del nostro essere non usandola questa poco alla volta si atrofizzerà. 

Giusto e sbagliato

L’educazione che abbiamo ricevuto si basa su di uno schema elementare ma di sicuro successo: dividere le cose tra giusto e sbagliato.

Ma al di fuori delle ovvie avvertenze sui pericoli fisici, chi si arroga il diritto di decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato?

È la società, la chiesa, il governo, l’insegnante e, in età adulta quando non ce la facciamo più a raccapezzarci dentro di noi, allora lo deciderà  il nostro terapista o il nostro guru.

Temo che il destino della stragrande maggioranza della razza umana, una volta costretta ad identificarsi con credenze dogmi e imposizioni inculcate da altri e non acquisite con la propria esperienza personale, sia di andare incontro a disturbi della personalità.

Anzi, probabilmente saremo costretti ad inventarcene diverse di sub personalità per tentare di arginare in qualche modo gli stimoli esterni che ci chiedono performances che non sono nelle nostre corde.

Come non sentirsi inadeguati di fronte al logorio della vita moderna?

Sentiamo un fuoco che ci divora dentro eppure dobbiamo mandar giù la rabbia, comportarci come ci è stato insegnato, calmi ed obbedienti, pena il malevolo giudizio della gente e la messa ai margini della società.

In questo contesto potrà forse essere più comprensibile il perché degli scoppi di violenza che appaiono magari quando uno meno se l’aspetta, perché con tutta la collera che bene o male abbiamo accumulato e siamo costretti a gestire senza saper bene come fare, va da sé che prima o poi esploderà per un qualsiasi futile motivo, su chi ci sta intorno oppure verso le istituzioni politiche o i fenomeni atmosferici che per abitudine planetaria incolpiamo del nostro disagio. 

Difficoltà a conseguire un risultato

Tutta la nostra vita è finalizzata ad uno sforzo per ottenere un risultato.

E se, come capita spesso, per un qualsiasi motivo lo sforzo non porta all’obbiettivo sperato, ne consegue sofferenza e frustrazione.

Non ci sentiamo all’altezza della situazione e, mentre i media ci bombardano con modelli di assoluta e bionica precisione fisica e psicologica, noi ci sentiamo sempre più in balia degli eventi e, identificati nel nostro fallimento, ci ammaliamo di incapacità.

È sintomatica la situazione: ci danniamo l’anima tutta la vita per conseguire risultati che, oltre ad essere fuori dalla nostra portata, in realtà non sono nemmeno quello che davvero ci interessa e il risultato è che ci indeboliamo sempre di più.

Ed oltre a dover contrastare le avversità esterne, dobbiamo continuamente lottare dentro di noi con le nostre passioni, i conflitti e le paure sepolte da tempo immemorabile. 

Cosa vogliamo davvero

Ma può lo sforzo portare a ciò che fondamentalmente l’essere umano ricerca da sempre?

A cosa aneliamo nei nostri cuori se non ad essere felici?

Ma ci si può forse sforzare per essere felici, magari cercando di produrre ancor più sforzi, aumentando il peso delle sovrastrutture che ci opprimono, magari affidandoci a bizzarre tecniche o improvvisati maestri?

E poi, la felicità è forse qualcosa che sta da qualche parte lontana, su qualche Impervia montagna o nel fondo di qualche abisso inesplorato?

È ovvio che se continuiamo ad inseguire chimere irraggiungibili, il senso di inadeguatezza ci seguirà come un ombra: intimamente, anche se ci riesce facile ammetterlo, sappiamo di desiderare qualcosa che ci nutra davvero l’anima e sappiamo anche che il sottostare a dei cliché installatisi nel nostro organismo ci deprime.

L’essere umano vuole essere felice, non insegue pozioni magiche che ci facciano apparire abbronzati in pieno inverno solo perché così vogliono le copertine patinate. 

Cosa fare

Il Metodo Magrin ti mostra esattamente dove è nascosta la felicità.

Non è fuori di noi, è proprio il motore della nostra esistenza ma non ce ne rendiamo conto perché siamo oppressi da ciò che abbiamo collezionato per tutta una vita: i loop.

I loop sono il collegamento tra pensiero negativo e sensazione fisica, sono il micidiale mix che ci tiene ancorati a schemi installatisi nel nostro organismo fin dall’infanzia e radicatisi fino a divenire i padroni delle nostre vite.

I loop sono memorie di traumi che, per non sentire il dolore dell’esperienza sgradevole subita, abbiamo cercato di rimuovere dalla nostra vita nascondendoli tra le pieghe del nostro corpo.

Gola, petto e pancia sono i posti dove generalmente si vanno a ficcare, un po’ come la storia dello struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia in vai di pericolo, questi loop non sono scomparso ma dall’inconscio dirigono le nostre vite facendoci fare cose che non desideriamo fare ed essere ciò che non vogliamo essere davvero. 

Assenza di sforzo

Il Metodo Magrin non aggiunge altri inutili quanti penosi tentativi nella vana impresa di raggiungere esternamente uno stato di benessere anzi, ci aiuta al contrario a togliere tutto ciò che ci tiene lontani dal nostro stato naturale di pace e intelligenza.

Ciò che cerchiamo in realtà è sempre stato a nostra completa disposizione e nel posto più vicino che possiamo immaginare: noi stessi.

Andando a togliere scientificamente, ma in modo semplice e giocoso, questo groviglio di loop che ci ammorba lo spirito, pian piano o molto velocemente, dipende dalla nostra volontà di liberarci dal dannoso superfluo che ci opprime, entreremo in uno spazio che riconosceremo come nostro habitat naturale.

Uno stato che definiamo Senza Mente, cioè libero dal continuo susseguirsi di pensieri incontrollati in cui ci identifichiamo e che ipnotizzandoci ci definisce per quello che non siamo e deprime le nostre giornate.

Questo stato di libertà dai loop diverrà via via sempre più stabile e profondo e ci permetterà, tornando ad essere padroni di noi stessi, di indirizzare in un crescente clima di amore e comprensione dentro ed intorno a noi, le nostre vite dove volontariamente decideremo di orientare la nostra energia.

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