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Mindfulness, meditazione e applicazione: se ne parla molto ma…

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Probabilmente se stai leggendo questo blog e se ti sei interessato al Metodo Magrin avrai confidenza con termini come mindfulness, meditazione e applicazione.

Questi tre termini, spesso usati in maniera intercambiabile, si riferiscono a cose diverse ma sono tutte collegate ad un concetto: la consapevolezza.

Ma di cosa si tratta?

Cos’è la consapevolezza?

Da definizione la consapevolezza è una condizione in cui la cognizione di qualcosa si fa interiore, profonda, perfettamente armonizzata col resto della persona, in un uno coerente. 

Ma la forza della consapevolezza non sta nella presa di coscienza ma nella sua capacità di dare forma all’etica, alla condotta di vita, alla disciplina, rendendole autentiche.

Essere consapevoli, infatti, significa prendere il controllo delle proprie azioni, non solo reagire al mondo degli stimoli.

Ti faccio un esempio concreto. 

Pensa al tanto decantato multitasking: probabilmente anche tu pensi di ottenere di più se lavori su più cose contemporaneamente o di essere più talentuoso.

Beh, mi dispiace deluderti ma non è così. 

Non sono io a dirlo, ma degli studi pubblicati sul Journal of Experimental Psychology.

Secondo le ricerche, infatti, la nostra produttività complessiva diminuisce drasticamente quando passiamo da un’attività all’altra prima che siano finite. Ci vuole tempo per aumentare la concentrazione per il compito successivo e chiudere le funzioni cognitive utilizzate per l’ultimo.

Cosa vuol dire tutto questo? 

Il multitasking è una semplice reazione agli stimoli esterni, il lavoro, la notifica, il collega logorroico. Occuparsi di una cosa alla volta, invece, porta ad avere il pieno controllo di quello che si sta facendo.

Essere concentrati fa parte dell’essere consapevoli e quindi per essere consapevoli è necessario partire dalle micro-abitudini.

Se stai scrivendo, non scorrere il telefono. Se ti lavi i denti, non guardare i video di YouTube. Se stai cucinando, cucina e basta.

Concentrati su qualunque cosa tu stia facendo e presta piena attenzione al tempo che hai.

Raggiungere la consapevolezza ti aiuterà ad affrontare le tue insicurezze, a entrare in armonia con ciò che ti circonda e ad approfondire le tue relazioni.

Ma non potrai fare nulla di tutto questo se prima non riuscirai ad ESSERE PRESENTE.

Cosa significa essere presenti

Il titolo di questo articolo è “Mindfulness, meditazione e applicazione: se ne parla molto ma…” beh, è arrivato il momento di concludere la nostra avversativa.

Tutte queste belle cose, infatti, non esistono senza la capacità di essere presente.

Ma cosa vuol dire essere presenti?

Cominciamo con il dire che non è solo un termine new age, ma è qualcosa che è strettamente legato alla quotidianità di tutti.

Prova a pensare a questa situazione. 

Sei con un amico e state parlando davanti a un caffè. 

Dopo esservi lasciati, provi a ricordare la conversazione ma non ci riesci perché eri preoccupato per la scadenza del giorno dopo a lavoro.

No, non è Alzheimer, è solo che non eri “presente”. 

Essere presenti significa impegnarsi attivamente in ciò che sta accadendo in questo momento. L’impegno attivo richiede piena attenzione e partecipazione al momento, focalizzandosi sull’adesso. 

Se riprendiamo l’esempio fatto prima, per essere presente in quella situazione, avresti dovuto reindirizzare la tua attenzione alla persona con cui ti trovavi e impegnarti attivamente nella conversazione invece di lasciare vagare la mente. 

Essere presenti, dunque, significa allenare il tuo cervello a impegnarsi nel momento che si sta verificando ora e non in quello passato o futuro.

La tua mente non deve pensare, deve essere…Ti dice niente la frase “Non penso dunque sono”? 😜

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