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metodo magrin

Scopri come tirar via le tue paure più profonde

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Questa vignetta mi piace moltissimo perché illustra alla perfezione un ingrediente fondamentale del metodo Magrin: la I di Insistere.

Che cosa significa per me Insistere?

Te lo dimostro con un breve video:

Hai presente come fa un bambino quando prova a fare qualcosa? Tenta e ritenta senza tregua, anche un milione di volte se necessario, finché non raggiunge il suo obiettivo (in fondo è così che impariamo a parlare, storpiando ogni parola per circa due anni)…

E noi adulti invece?

Diverse persone che si avvicinano al metodo iniziano con entusiasmo, provano per un po’, e poi magari alla prima difficoltà si scoraggiano e desistono.

Altre si impegnano per un certo periodo, risolvono i problemi più urgenti (quelli che li avevano spinti verso il metodo), si sentono molto meglio rispetto a prima e sospendono la pratica, accontentandosi di quello che hanno ottenuto fino a quel momento.

Naturalmente mi fa piacere che raggiungano risultati con il metodo e che siano talmente soddisfatti di aver risolto il loro problema principale da giudicarlo un esito più che sufficiente.

Però chiedo a ciascuno di loro:

perché fermarti così presto quando puoi arrivare molto più lontano?

Perché risolvere un unico problema – per quanto grosso – e non tutti quelli che ritieni di avere?

Perché eliminare solo il loop che lo determinava e non tutti quanti i loop, dal primo all’ultimo?

Perché accettare di tenersi una parte residua di sofferenza invece di sradicarla definitivamente tutta quanta?

In realtà anche quando qualcuno abbandona il lavoro non c’è niente di irrimediabilmente perduto, perché chi ha intravisto anche solo per un attimo l’indescrivibile senso di libertà dato dal liberarsi da un loop non se lo scorda mai più e, come dico spesso, ormai è “condannato” a completare l’opera, prima o poi.

Allora tanto vale farlo subito!

Il metodo Magrin non è l’ennesimo sistema per farti stare leggermente meglio, riaggiustare un po’ le cose e riprendere con la tua vita come prima.

È uno strumento concreto che ti permetterà di cambiare radicalmente le cose, facendo sì che stare male diventi un lontano ricordo.

Praticando il metodo ti accorgerai che la sofferenza è un’illusione, e che esiste un sistema semplice ed efficace per sconfiggerla.

A quel punto soffrire diventerà una scelta.

Non sarai mai più costretto a farlo, perché conoscerai il modo concreto per smettere.

Certo, decidere se applicarlo o meno dipenderà da te.

Come dico spesso, il metodo non va applicato se funziona, ma finché non funziona.

E per farlo funzionare bisogna Insistere.

Non puoi pretendere di liberarti dall’oggi al domani di tutti i loop che hai accumulato per una vita intera. 

Il metodo è veloce, preciso e potente, ma è un processo, e come tutti i processi ha bisogno di un certo tempo per avere successo.

Quanto tempo?

Questo non lo sa nessuno.

Mi piacerebbe molto guardarti negli occhi e dirti:

«Per neutralizzare definitivamente questo loop ci vorranno due ore/ tre giorni/ quattro settimane di lavoro con il metodo».

Sarebbe bello, ma non sono ancora capace.

Magari un giorno, chissà! Non poniamo limiti al metodo, che si evolve di continuo.

Per il momento, però, non è possibile fare di queste previsioni.

Quello che ti posso dire è che, lavorando con migliaia di persone, ho visto succedere cose incredibili, che hanno sbalordito sia i diretti interessati sia i presenti.

E se non hanno sbalordito me, è solo perché negli anni ho assistito a così tanti episodi simili, che ormai non mi meraviglio più.

Come quella signora che si era iscritta a un evento dal vivo a Roma nella segreta speranza di liberarsi della paura del terremoto.

Da quando c’era stato il disastroso sisma con epicentro in Abruzzo era rimasta talmente scioccata dalle scosse e dai crolli che non si era più ripresa. Viveva nel terrore che si ripetesse.

Non riusciva più a dormire.

Si svegliava decine di volte per notte con l’impressione che la terra tremasse e rimaneva seduta nel letto per ore con gli occhi sbarrati, senza riuscire a riprendere sonno.

Anche durante il giorno era in agitazione perenne, perché si sentiva continuamente in pericolo di vita.

I suoi cari cercavano di aiutarla alternando parole di conforto ad altre di rimprovero, sperando di farla uscire da quella situazione, ma naturalmente non serviva a niente.

L’angoscia si era impadronita di lei e non le lasciava tregua.

Naturalmente era un loop, ma lei non lo sapeva.

La ricordo ancora tremante in prima fila, con un occhio su di me e l’altro fisso al lampadario, per vedere se per caso si muoveva ed essere pronta a scappare fuori dalla sala congressi.

Durante una pausa mi si è avvicinata e mi ha confidato il suo problema.

Quasi si vergognava a dirmelo. Si sentiva una fifona.

Le sembrava di valere meno degli altri, che malgrado il terremoto erano stati capaci di ricominciare una vita normale.

Uno degli effetti collaterali dei loop è infatti quello di far vergognare le persone, che in questo modo sono spinte a nascondersi e non fare niente per risolverli.

Le ho proposto di lavorare insieme alla ripresa del corso e ha accettato senza esitazione,

anche se ho intuito che non ci contava troppo neanche lei sugli effetti di quello che stavamo per fare.

Ero un po’ l’ultima spiaggia.

Per fartela breve:

mi ha raggiunto sul palco e nel giro di pochi minuti,

sotto gli occhi increduli degli altri corsisti,

ha detto definitivamente addio alla paura del terremoto che la tormentava da anni.

In quella sala piena, l’ho guidata a contattare il terrore che la attanagliava. L’ho accompagnata a sentirlo fino in fondo, senza più scappare.

Le ho dimostrato che non aveva bisogno di farsene dominare, ma poteva affrontarlo a viso aperto ed essere lei a decidere cosa farne.

Qualche minuto dopo, quando le ho chiesto di ripensare al terremoto e di dirmi che cosa provava, scoppiando di gioia ha aperto gli occhi e ha urlato: «Non sento più niente! Mi è passata la paura».

Era libera per sempre.

Questo per dirti che in certi casi il metodo Magrin sa essere anche istantaneo, ma in altri è necessario applicarlo più e più volte, anche per lungo tempo.

Il metodo è il più rapido che io conosca tra quelli attualmente in circolazione (e ti assicuro che ne ho provati veramente tanti), ma non è una bacchetta magica che uno stregone ti punta addosso recitando una formula.

Richiede la tua partecipazione attiva e a volte prolungata.

Alcuni miei coach hanno lavorato per mesi e mesi sullo stesso loop prima di riuscire a sconfiggerlo definitivamente. 

Una di loro, in una fase molto complicata della sua vita, non avendo tempo di fare sessioni in altri momenti della giornata lavorava ogni mattina dalle 4,45 alle 6,45, e questo è andato avanti per quasi un anno.

«È molto faticoso, ma in questo momento è l’unica possibilità che ho e non sono disposta a mollare per nessun motivo», diceva a chi le chiedeva come facesse a resistere.

Insistere significa anche questo.

Considera che, con la Nuova Ricetta introdotta di recente, il metodo è diventato ancora più veloce rispetto a com’era fino a poco fa.

Se a quella coach ci sono voluti otto mesi di lavoro in quelle condizioni massacranti per riuscire a vedere i primi risultati, adesso ci impiegherebbe molto meno.

Il lavoro di demolizione sta diventando sempre più rapido e indolore, me ne accorgo ogni giorno di più. 

Quando anche solo un anno fa erano necessari tempo e fatica per eliminare un loop, adesso per vari motivi è tutto molto più soft, scorrevole e fluido.

Perciò se stai scoprendo adesso il metodo Magrin, considerati fortunato: farai molta meno fatica di chi ti ha preceduto.

Se vuoi liquidare tutti i tuoi loop e riconquistare la tua vita, oltre alla I di Insistere ti serviranno anche gli altri cinque ingredienti della Nuova Ricetta del metodo Magrin (una per ogni lettera del mio cognome).

Per questo ti raccomando di leggere il mio libro Non penso dunque Sono.

L’ho scritto per guidarti passo per passo nel procedimento, in modo che tu sia sicuro di ottenere il massimo risultato nel più breve tempo possibile e nel modo più piacevole.

Perciò procurati subito una copia di Non penso dunque Sono e mettiti al lavoro.

Ci vediamo all’interno.

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